All sorts of jazz, free jazz and improv. Never for money, always for love.
Inciso
fra il giugno 2010 e il settembre 2001, questo lavoro vede affiancato
il gruppo del trombettista texano Dennis González (comprensivo dei suoi
figli Aaron, bassista, e Stefan, percussionista) col veterano batterista
Alvin Fielder, classe 1935, membro fondatore dell'AACM. Il risultato è
un album di sicuro spessore, innervato da strutture solide ma mai
prevaricanti l'estro del singolo, né la stessa "movimentazione"
intestina allo svolgersi complessivo della musica.
Dopo un avvio
piuttosto diretto ("The Oracle," primo dei tre brani di Dennis González,
mentre due si devono a Stefan, uno ad Aaron e altri due a Fielder), si
entra nel vivo con "Humo en la Mañana" (ancora di Dennis), brano assorto
ma al tempo stesso vivace, così come mosso, vitale, fluido è il
successivo "Psynchronomenography" (Aaron), in cui si precisa un altro
elemento dominante del disco: la chiarezza, la pulizia formale.
Proseguendo, altri episodi particolarmente degni di nota sono
"Resurrection and Life" (di Fielder), felicemente articolato, con una
seconda parte quasi cameristica, "Battalion of Saints" (Dennis),
illuminato da una notevole chase centrale fra tromba e
contrabbasso, e il conclusivo "Max-Well," ancora di Fielder, che lo apre
in solitudine, poi raggiunto dai compagni, a illustrare una volta di
più la felice sonorità globale del gruppo, in cui un ruolo-chiave gioca
il vibrafono di Stefan González. Disco che magari non schiuderà
orizzonti particolarmente nuovi, ma che sa comunque offrire soluzioni
ispirate e non banali. Il che, come si sa, non è poco.
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