Assif Tsahar & Hamid Drake - Soul Bodies, vol.2

Piercarlo Poggio, Blow Up

Negli angusti spazi di un caffè di Stoccolma, davanti a una folla non esamentte strabocchevole, si sono consumati negli ultimi anni incontri di rilievo che il factotum della Ayler, Jan Ström si è sovente preoccupato di offrire in ascolto ai non presenti.
Concerto non recentissimo, si risale al novembre del 2002, ma non mancano le sorprese, a cominciare dalla dedica a Peter Kowald, di cui il duo riprende una emozionante Mother and Father.
L'inventiva tambureggiante di Drake è come al solito smisurata, a tal punto che si finisce per considerarla un dato di fatto e non un regalo della natura.
Il sax tenore Tsahar si rivela, a solo un anno di distanza dal precedente incontro ("Soul Bodies, Vol. 1"), nettamente più a suo agio al cospetto di cotanto compagno, e meno sconclusionato e scolasticamente perso dietro le icône del free (una maturazione ribadita dal recente "Lost Brother" per la Hopscotch). Assif dimostra, ad esempio nella coinvolgente e flessuosa Warriors of Stillness, di avec avuto stavolta visioni sheppiane più che ayleriane, e in numerosi passaggi, e non è una vergogna, spunta l'ombra danzante di Sonny Rollins, non a caso brevemente omaggiato con il minuto e venticinque di uno dei suoi cavalli di battaglia, St . Thomas.
Riassumendo, una serata se non indimenticabile senz'altro ben spesa per i quattro gatti del Glenn Miller Café.