Arthur Doyle & Sunny Murray - At Glenn Miller Café

Piercarlo Poggio, Blow Up

Come le bambole russe e le scatole cinesi ecco un disco che contiene varie storie al suo interno. Si tratta di un concerto registrato nel marzo del 2000 in un locale di Stoccolma in cui prima del duo titolare sale sul palco un certo signor Bengt "Frippe" Nordström, contento di riuscire infine a coronare il sogno di una vita: incrociare il suo sax alto con i tamburi di Sunny Murray.
Mister Frippe passerà nel mondo dei più qualche mese dopo. Pace all'anima sua si dirà, e allora? C'è che lo svedese non passava di lì per caso e nel 1962 fu grazie a lui che Albert Ayler, sempre a Stoccolma, incideva quelle che a tutt'oggi sono considerate le sue prime tracce (pubblicate infatti dalla Sonet con il titolo "The First Recordings", cui seguirà in epoca più tarda un secondo volume per la Diw). Negli stessi giorni la capitale scandinava assisteva distratta all'arrivo di un trio non male: Cecil Taylor, Jimmy Lyons e Sunny Murray. Si esibiranno al celebre Golden Circle, e Frippe e l'amico Albert si fanno trovare in prima fila.
Dovranno passare trentotto anni prima che Frippe ponga il tassello mancante, testimoniato dalle tre improvvisazioni riportate nel nostro live. Dodici minuti non memorabili, se non per il povero Frippe, il cui soffio è già indebolito dalla malattia: ma a volte l'importanza storica di certi personaggi travalica il fatto contingente e l'omaggio a quello che abbiamo appreso essere stato uno dei principali agitatori della scena jazzistica svedese era dovuto.
Dove termina il caso Frippe inizia la vicenda sotterranea di Arthur Doyle, riemerso lentamente dall'oblio negli ultimi tempi. Tenorista, flautista e anche cantante, Doyle appartiene alla prima generazione di free jazzmen, ma di quella specie particolare e ormai estinta (Marzette Watts, Arthur Jones) di cui non si trova quasi traccia nelle enciclopedie.
Una vita spericolata non sempre per scelta che ha portato Doyle a fare i conti con l'emarginazione e la giustizia (cinque anni di galera in Francia per un'accusa di violenza carnale poi rivelatasi infondata), oltre che a suonare tra gli altri con Milford Graves, Sam Rivers, Andrew Cyrille, Noah Howard, Bill Dixon e appunto Sunny Murray, con il quale è tornato a farsi vedere in Europa negli ultimi due anni. Inventore di una tecnica da lui stesso denominata Voice-O-Phone che consiste nel cantare e nello stesso tempo insufflare aria nello strumento, Doyle mostra in "Live at Glenn Miller Café" di avere ancora e sempre il fuoco dentro.

Apparentabile ad Ayler solo per l'eredità gospel, soul e R&B che immette nelle sue libere improvvisazioni, il prode Artù sa sfruttare a meraviglia le tante varietà ritmiche che Murray gli mette a disposizione per costruire magnifici castelli in aria. "Tutto deve partire dalla pancia" afferma lui stesso in copertina: potete credergli.